sabato 8 ottobre 2011

Torino è casa mia

Torno a casa.
Pochi giorni, rubati alle incombenze della mia fuga.
E Torino mi accoglie col suo primo freddo e una luce tagliente che illumina le vie rette, infinite nel sole che acceca. E la gente per strada che sfila nei portici, trasformati in librerie all'aperto, nelle piazze divenute piccoli mercarti di ieri. E mi accolgono gli occhi gentili di chi ha capito il mio andare via e quelli severi e discreti di chi ancora non crede. E ogni sguardo è un giro di bicchieri e racconti sempre più zuppi di vino. Che non basta il telefono o due giri di posta per essere dentro la vita che hai abbandonato.
Ma è bello tornare e sapere che niente è cambiato.
Prima di andar via di nuovo.

6 commenti:

  1. Penso che la capacità di propriocezione si riattivi più che mai in ambiente domestico, sia che si tratti della nostra cucina in cui sappiamo a memoria dove andare a scovare il coltello che ha la punta giusta per aprire i barattoli di conserva sottovuoto, sia dei portici che abbiamo riempito coi nostri umori in anni sempre più disordinati.
    E quando la percezione di noi stessi in un ambiente è troppo forte da investire meno i muscoli e più il pensiero, forse è ora di espandersi timidi altrove.
    TRIPUTIN

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  2. forse hai ragione tu, andare via è un po' un riprendere a vivere con le mani.

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  3. Oddio oddio odddiooooooo ma sei di Torino?

    http://unapiccolacosa.blogspot.com/2010/10/torino.html

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  4. sono di torino, ma non ci sono più.
    che poi, sì, è bella come la descrivi tu. nonostante il mal di grigio che prende la gente e non la molla più.

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  5. matto matto matto! il grigio è trascurabile quando hai tutto quell'oro intorno...

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  6. ma a me mancava il blu, che ci vuoi fare? credo sia proprio una questione di lunghezza d'onda. ecco.

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