sabato 31 dicembre 2011

Fine primo tempo

Il tempo che passa lo misuro in sigarette lasciate a spegnersi tra le dita.
Non fumo più, ma non ho perso il vizio di mettere la punteggiatura ai miei giorni bruciando tabacco seduto in balcone. Il grande posacenere verde è un cimitero di mozziconi non fumati e io non puzzo più di bionde e benzina. Una coperta e un gatto nero mi fanno da pelle e da cuore: mi difende, la lana, la carne viva lasciata esposta al troppo gelo di questi giorni; mi guidano i passi, il fiuto di un naso freddo e l'amore dei denti aguzzi.
E intanto si aspetta che passi anche questa sera di festa forzata, che tutti facciano i conti, che divulghino il consuntivo dei loro giorni. Il mio anno inizia a settembre e non so giocare ai bilanci: faccio ammenda dei miei peccati e cammino, senza livori, verso il mare. Solo l'acqua mi fa respirare.  
E poi rimango seduto a guardare la fretta degli esseri umani che scivola sotto i lampioni, senza capire, ancora, dove sono caduto - so solo che è molto lontano. Forastico, mi lascio avvicinare soltanto da chi mi ha fatto da casa un giorno d'estate, senza mai chiedere nulla. Li abbraccerò, stasera, tutti quanti, come una piccola sorpresa.

mercoledì 28 dicembre 2011

Volo ut sis

Il mio regalo, quest'anno, sono tre parole trovate per caso sotto il piatto fumante dei tortellini, la sera di natale.
Tre parole che sono ciò che non sapevo e cercavo da sempre di dire, col mio gesticolare scomposto, con il balbettare delle mani. Anche con il mio disperato fuggire lontano.
Parole che sono ciò che cercavo di dare e l'unica cosa che pretendo per me.
Leggère, lascio che le labbra prendano confidanza coi denti nel ripeterle a voce bassa, in un soffio. Lascio che mi lavino via l'aria crucciata di questi giorni passati lontano da casa: il nome che rende finalmente solida la forma di un pensiero.
E su questo mantra trovo la forza dei passi, uno alla volta: volo ut sis

sabato 24 dicembre 2011

Auguri in forma di cane

Somiglia a un cane, il mio primo natale da solo. Stesso naso curioso tirato sù nell'aria, stessi passi dinoccolati in mezzo alla gente che si affretta a comprare gli ultimi doni. Camminare e poi pisciare sui pali della luce, guardare  gli umani che si baciano felici, si voltano le spalle e poi si maledicono tra i denti.
Stasera cucinerò il natale di mia nonna: la povertà di salsiccia, broccoli e olive nere. Il vino scuro sulla tavola e niente dolci. Non sono ancora capace di dolcezza, io, che ancora mi lecco le zampe per lavare via il veleno di questi anni perduti. Tanti anni.
Somiglia alla matematica, questo natale. Sottraggo ciò che mi hanno portato via e il peso delle promesse non mantenute, tiro una riga sotto e faccio di conto: quel che resta è ciò che davvero mi è prezioso.


Ci sono cose che non puoi capire adesso,
cose che fanno più paura del tuo gusto dell'eccesso.
Ci sono cose che non vedi, anche se sono dappertutto.
Adesso è meglio che mi guardi e che mi dici il tuo giudizio

Diego Mancino - Cose che cambiano tutto (2005) - Cose che cambiano tutto

venerdì 16 dicembre 2011

Sindrome da risentimento con iperpiressia

Scorre al contrario, il tempo con la febbre.
Come un viaggio a ritroso fatto da immobile, nella cuccia del piumone. 
Sul comodino solamente cumuli di libri e bottiglie d'acqua, ché non c'è nessuno da chiamare per un sorso o una parola. C'è solo, dal lato libero del letto, quello protetto dal muro, impressa la memoria di mani che sembravano curare, tanto tempo fa.
Dita che sono fatte d'aria e di ricordi, ora.
[Una macchina della nostalgia, la febbre alta, che fa un sacco di tempo con pochi milligrammi di paracetamolo.]
E ora quelle mani sono in un altro luogo e in un altro tempo e fanno chirurgia del proprio cuore senza sapere che farsi a brandelli non serve a guarire, ma solo a morire più piano. Che c'è una tecnica segreta per dissezionarsi e rimanere vivi, ma la si fa solo guardandosi negli occhi, imparando ad ascoltarsi.
Dal mio lato del letto, invece, c'è soltanto la solitudine di un esilio che sa di medicina e rum scadente. La deriva lenta che si ha nell'andatura solo dopo aver imparato a proprie spese che, per trovare ciò che ci sta a cuore, bisogna smettere di cercare. Soprattutto se si tratta di sé.
Respirare piano e aspettare la marea che ci riporti a casa.  

lunedì 12 dicembre 2011

Senza Biff io sarei morto

Navigo a vista in un piccolo mare di pagine.
"Più libri, più liberi" c'era scritto all'ingresso e non ho saputo non infilarmici dentro.
È stato un tuffo: sentire le pagine come onde di mare bagnarmi le dita, salire fino agli occhi, entrarmi nel naso e annegarmi di parole. Feroci. E altrettanto feroce mi ha preso la voglia di leggere ancora di più, di cercare una specie di verità tra tutte queste parole. Di lasciar fare ai libri da contrappeso alla ruggine delle bugie a cui credevo.
Come quando sapevo trovare "Oltre il confine" la libertà che mi toglievano e imparavo a fidarmi della cavezza che mi stringeva il collo, delle dita che dividevano la carne. Di certe improbabili traduzioni dal messicano. Come quando cercavo nelle favole il farmaco che mi curasse il tetano di tutto quelle parole che mi erano chiodi.
Come oggi, che forse non so più dire, ma forse sto provando a sentire.



lunedì 5 dicembre 2011

Immacolata concezione

francé: fai schiodare il culo ai tuoi amici e vieni a Roma. Ma so fighi l'amici tua?
gap: fuda ha un successo notevole con le femmine
francé: ok, portamelo allora
gap: sarà che è la brutta copia di samuel, sangiorgi e bartez tutti mischiati insieme. ma è anche fidanzato, pare
francé: cmq noi l'8 facciamo un raid mangereccio; se é, ci vediamo per un caffè. C'é pure l'amica mia milanese: famo sto scambio de nordici
gap: ok, ci sto
francé: e cmq nessuno é fidanzato dopo il terzo amaro
gap: ...