martedì 31 luglio 2012

Autobiografia in forma di olfatto

Delle cose che si perdono conservo nel naso l'odore.
Quello di stagno delle mani di mio padre e la polvere che si respirava nel retro del suo laboratorio. L'estate che passava veloce profumava di metallo e toluene, mentre una emmeesse bruciava da sola sul bordo del bancale.   
Ho a memoria l'odore di bagolari e polveri sottili che bruciavano il naso quando camminavo sotto le finestre di una ragazza con le lentiggini sulla punta del naso, aspettando il suo eterno spazzolare i capelli di mogano. L'attesa stringeva la confidenza tra me e la sua portinaia in chiacchiere sul futuro che profumavano di melanzane arrostite.
Poi lei scendeva e mi tirava per mano fino a un angolo d'erba dove la seguivo dinoccolato e muto, sollevava un poco la gonna ridendo e non c'era più altro odore che il bianco della sua pelle. L'impasto delle torte, sapone al mughetto comprato al discount.
Ma il profumo che oggi sento più forte è quello che non ho mai sentito: l'odore di buono delle parole che mi hanno sostentuto ogni giorno quando ero da solo, che mi hanno fatto famiglia quando ero orfano pure del gatto. Le parole che erano un sorriso tirato sui nervi o una risata gioiosa sulla musica di un accento lontano.
Quel che mi manca, oggi che sento forte la nostalgia di quel dire, è sentire il profumo di una voce che sospira ridendo: te sei proprio casso

giovedì 19 luglio 2012

Autobiografia in forma di assenza

La chiave nella serratura gira male, come sempre.
Allora bisogna afferrare forte la maniglia e tirare, mentre lentamente si cerca di aprire con un millimetrico movimento a uscire. Un lavoro di precisione, come scassinare ogni giorno il proprio appartamento per poter finalmente levarsi di dosso il peso dei vestiti e ricominciare a respirare l'estate.
Un'estate che poi, in fondo, è solo camminare scalzi ovunque, senza starnutire.
Quando finalmente splanco la porta di casa entro in un forno, dove il gatto arrostisce dormendo ai piedi del letto, in attesa della sera.
Mi accoglie il silenzio e il tuo odore, che avvolge, coprendo di mirtilli la pelle sudata che i vestiti lasciano scoperta mentre cascano rapidi ai piedi, nella penombra del pomeriggio. 
Sento te, ovunque, te che sei andata via: nel profumo delle lenzuola dove mi tuffo stremato dal caldo, tra i pochi fiori che resistono a questo sole, nel frigo colmo e ordinato - non più solo plotoni di birre e alici sott'olio -, nel disordine delle tue cose che si muovono sulle mie.
Non ho mai amato così tanto sapere che tornerai.

lunedì 9 luglio 2012

Tornare

Il nove di luglio, dico, tornare a lavoro e sentire che sarà una lunga estate calda.