venerdì 16 dicembre 2011

Sindrome da risentimento con iperpiressia

Scorre al contrario, il tempo con la febbre.
Come un viaggio a ritroso fatto da immobile, nella cuccia del piumone. 
Sul comodino solamente cumuli di libri e bottiglie d'acqua, ché non c'è nessuno da chiamare per un sorso o una parola. C'è solo, dal lato libero del letto, quello protetto dal muro, impressa la memoria di mani che sembravano curare, tanto tempo fa.
Dita che sono fatte d'aria e di ricordi, ora.
[Una macchina della nostalgia, la febbre alta, che fa un sacco di tempo con pochi milligrammi di paracetamolo.]
E ora quelle mani sono in un altro luogo e in un altro tempo e fanno chirurgia del proprio cuore senza sapere che farsi a brandelli non serve a guarire, ma solo a morire più piano. Che c'è una tecnica segreta per dissezionarsi e rimanere vivi, ma la si fa solo guardandosi negli occhi, imparando ad ascoltarsi.
Dal mio lato del letto, invece, c'è soltanto la solitudine di un esilio che sa di medicina e rum scadente. La deriva lenta che si ha nell'andatura solo dopo aver imparato a proprie spese che, per trovare ciò che ci sta a cuore, bisogna smettere di cercare. Soprattutto se si tratta di sé.
Respirare piano e aspettare la marea che ci riporti a casa.  

Nessun commento:

Posta un commento