mercoledì 23 maggio 2012

Vent'anni dopo

Nella città in cui lavoro, questa notte, hanno bruciato un negozio.
Non è la città in cui sono nato e non è quella in cui vivo, ma al suo ingresso, ora, c'è una grossa macchia nera di fumo che da domani vedrò tutti i giorni. 
E non si sa chi è stato e non si sa il perché.
C'è solo un vago senso di minaccia che incombe sulla gente e sulle parole dette sottovoce davanti alle edicole e nei bar. Una minaccia il cui nome tutti conoscono e nessuno pronuncia.

Sembrano cose minori e difficilissime insieme, queste, ma forse è proprio da qui e da ora che bisogna iniziare a cavarci di dosso il senso d'impotenza con cui ci schiacciano lo sguardo a terra. E farlo insieme.
Il coraggio che serve lo si può trovare qui:
"L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio, è incoscienza" (Falcone intervistato da Marcelle Padovani in La solitudine del Giudice Falcone).

3 commenti:

  1. per certi incendi "anomali" ci sono una varietà di ipotesi, non tutte riconducibili ad atti di delinquenza.
    ma certo già il solo sospetto che si tratti di un atto di intimidazione è pesante da digerire.

    goditi le bellezze che il posto in cui vivi ti offre, non soffermarti sulle brutture ;-)

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. è che certi mormori della voce sono una forma di sapere e io tendo a credergli.
      e allora mi viene da pensare a quanto siamo impotenti.

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