L'acqua è immobile, trasparente. Scivola sulla rena come un invito.
Siamo rimasti in pochi, qui, a spiarla mentre lentamente si scrolla di dosso il fango di un'estate troppo lunga. Non più bambini che stridono con i denti sulla sabbia e fanno strage di granchi corridori, non più madri che schiumano crema solare sulla riva.
Con un brivido di freddo sono dentro. Mi ride la pelle assetata.
Una capovolta e tutto si fa blu, allo sguardo e all'udito. Il silenzio è ovattato, rotondo di brevi sbuffi di fiato.
Lentamente lascio che l'acqua mi sbrogli i pensieri, che me li snodi dalla nuca con le sue dita gelate. Che mi cavi dal naso il passato, con un forcipe di spine di pesce e cocci di conchiglia.
Solo senza respiro mi riconosco ancora.
mi diventerai un tritone
RispondiEliminaio ambisco da sempre ad essere pesce, come tu ben sai
RispondiEliminaMolto carino, ti seguirò!
RispondiEliminacris
ne sono onorato, miss
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